Marie Antoinette di Sofia Coppola
Non è un capolavoro; non è neanche particolarmente originale nelle trovate visive glam (una versione settecentesca di Velvet Goldmine?); la critica ha massacrato il quarto film di Sofia Coppola.
Tuttavia, Marie Antoinette è un film piacevole, con delle trovate estetiche molto seducenti; e per tutte le fan oramai cresciute di Lady Oscar, una vera goduria.
Come è noto, è una rappresentazione in chiave pop della vita lussuosa e lussuriosa di Maria Antonietta.
Per questa ragione, le parti più efficaci del film sono quelle in cui l'immagine è satura di abiti (i bellissimi costumi di Milena Canonero); di tessuti color pastello; di parrucche e acconciature impossibili ed esagerate; di scarpe (le strepitose mules settecentesche di Manolo Blahnik!!!); di fard e lipstick coloratissimi; di piramidi di dolci alla crema, alla panna, alla frutta; di piramidi di coppe di Champagne; di fiches colorate sul tavolo da gioco.
Il piacere visivo che deriva dall'orgia di abiti e scarpe, in particolare, trasforma il film di Coppola in un Diavolo veste Prada spostato di 350 indietro. Ma non per questo meno seducente.
Tuttavia, la seduzione del film è quasi tutta qua.
In fondo, Marie Antoinette è (solo) un film in costume in cui l'abito non riveste un ruolo narrativo (ovvero non ci racconta qualcosa di chi lo porta, non ci racconta il punto di vista di chi lo ha ripreso, illuminato, ingrandito, etc.), ma diviene il luogo di raccordo del piacere affettivo; il luogo in cui converge il movimento del desiderio di spettatori e spettatrici; il luogo in cui il lusso esagerato e lo spreco esercitano il loro fascino.
Nonostante i titoli di testa rosa shocking e molto moderni, in questo film in costume la decontestualizzazione rispetto all'epoca storica non è poi così spinta: un paio di All Star rosa shocking fra le mules della regina di Francia; la bella colonna sonora (Air, Strokes, Cure, Aphex Twin, New Order e altri) che crea un contrappunto storico interessante; il minuetto ballato sulle note di Siouxsie and the Banshees con un accordo perfetto; la rappresentazione “senza tempo” dei giovani aristocratici francesi che aspettano l'alba sul fiume dopo una notte di musica, gioco, alcool e droghe; Asia Argento che interpreta la Du Barry ma in effetti interpreta se stessa nella sua versione più coatta (è perfetta: fa anche un rutto alla tavola reale!!!!).
Certo, queste trovate sono sufficienti a sospendere nel tempo la vita di Maria Antonietta, avvicinano la giovane regina ad una party girl del XXI secolo (una Paris Hilton meno sguaiata); ma non per questo sentiamo questo personaggio storico più vicino. Anzi: non c'è spazio per l'empatia. Maria Antonietta ci appare solo una giovane donna superficiale e frivola. Così come Luigi XVI ci appare in tutta la sua inettitudine.
Ma è evidente che Coppola non è interessata ad una critica storiografica degli anni che precedettero la Rivoluzione Francese. Non lascia trasparire un punto di vista “politico” sui due sovrani.
È però interessata ad offrirci una visione moderna di Maria Antonietta, a mostrarci l'inadeguatezza di una ragazzina di 14 anni rispetto al cerimoniale di corte, a mostrarci come a quell'età “girls just wanna have fun”. Ma anche in questo il film non è efficace: il ritratto psicologico della giovane regina non è adeguatamente definito, oltre ad essere offuscato dal contorno glamour che sposta l'attenzione di chi guarda sugli aspetti più superficiali della vita di Maria Antonietta.
Insomma, la superficialità è la nota dominante del film. Che non sia un caso? Che ci sia una corrispondenza fra la superficialità della struttura narrativa e significante del film e la superficialità della vita di corte ai tempi di Luigi XVI?
Chissà che ne pensano gli spettatori seduti dietro di me, che dopo una mezz'ora di film si chiedevano: “Ma in che epoca siamo?”.
Etichette: Cinema
14 Comments:
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Però non confonderei la trama accennata di Lost in translation, ad esempio, tutt'altro che superficiale, al limite sfuggente, con la superficialità di marie antoinette, in cui la trama c'è, ovviamente, è la storia, ma è il racconto del disagio psicologico della protagonista che non riesce ad andare oltre la patina plasticosa del film....
ma vedilo, assolutamente, anche solo per godere del lavoro di Canonero e Manolo.....
http://www.youtube.com/watch?v=XNRHQ1FDgtE
qui trovate gli stessi momenti ripresi da vicino, questa volta non dai miei amici (che non sono i tipini che urlano e fanno boccacce alla fine…):
http://www.youtube.com/watch?v=GF25f7EAOo0&mode=related&search=
inoltre, vi segnalo questo:
http://www.youtube.com/watch?v=wzq4XtFkebc
http://ling.kgw.tu-berlin.de/semiotik/deutsch/zfs/Zfs2005.htm#12
un collage di generi diversi, in cui Gang Of Four, Bow Wow Wow, Aphex Twin, Siouxsie & The Banshees, Squarepusher e tanti altri vanno a braccetto con Scarlatti, Couperin, Rameau, Vivaldi per comporre una partitura (quella dell’intero film) in cui ogni brano sembra al suo posto, nonostante la decontestualizzazione storica.
faccio notare che, invece, non c’è mozart, che la regina ascoltò proprio in quelle stanze (lei giovane, lui giovanissimo); scelta tutto sommato originale in questo anno di celebrazioni mozartiane.
l’intero film (la partitura) è invece genialmente strutturato in ‘forma tripartita’, quella della classica ‘forma-sonata’!
tre sezioni: la prima in cui musica e narrazione sottolineano ingenuità e leggerezza (non superficialità), la seconda più dinamica e ritmicamente accelerata (le feste a le petit trianon), la terza drammatica ma – guarda un po’ – poco musicata.
anche la successione degli andamenti e atmosfere è speculare ai movimenti della sonata classica: lì dove si alternano tempi tipo allegro-adagio-allegro qui avviene esattamente il contrario.
detto questo, penso anch’io che la coppola (cmq grande!) non sia riuscita a dare il meglio.
sembra che abbia voluto fare il classico passo più lungo della gamba: poter girare a versailles!
ho l’impressione che sia rimasta schiacciata dall’enorme monumento storico e tutto ciò che rappresentava e rappresenta culturalmente (arte, musica, architettura, sociologia, politica, etc).
paradossalmente, è stata lasciata troppo libera di lavorare in un ‘luogo’ che era ‘troppo’.
ho letto in un’intervista che ha potuto lavorare più liberamente a versailles che al park hyatt di tokyo (per LiT)…
cmq, se l’è cavata puntando su una visione intimistica, ingenua, leggera e disincantata del mondo che circondava marie antoinette, atrraverso gli occhi di questa.
e fin dall’inizio ci avverte: ‘Natural’s Not in It’ – gang of four .
un collage di generi diversi, in cui Gang Of Four, Bow Wow Wow, Aphex Twin, Siouxsie
PS Grazie akkord per la breve ma profonda analisi del rapporto immagine e suono.
;-(
:)
sono solo nel post sbagliato...
anche se, non a corte, ma era una festa anche quella...