Spesso il “bel nome della fenomenologia” è usato dai cattolici come strumento per argomentare contro l'estensione dei diritti civili fondamentali a realtà diverse da quelle che tradizionalmente si sono identificate col concetto della famiglia. Con gli strumenti della fenomenologia danno (credono di dare) una fondazione razionale all'idea di legge naturale (la loro) e questo costituirebbe un argomento laico (!) contro i Dico. Non da ultimo sulla Repubblica di oggi Buttiglione. Qualcuno si dirà: embè? A me che mi frega? A te non lo so; però frega a che me che la fenomenologia mi piace e che, sono convinto, sia ben altro (o: anche altro) da quello che alcuni cercano di far diventare.
Approfitto delle vacanze e del fatto che durante questi giorni il blog non lo leggerà nessuno per una riflessioncina velocissima sulla fenomenologia nelle mani di Buttiglione.
Scrive Herr B.: “Per definire i propri precetti la legge naturale si affida in parte a quella che i fenomenologi chiamano leggi essenziali di per se evidenti (Wesengesetze) ed in parte a regole di esperienza”.
Sorvolo sull'inversione fra soggetto e predicato (per la quale la legge naturale definisce i propri precetti attraverso le leggi essenziali e le regole dell'esperienza, invece di: le leggi essenziali e le regole di esperienza definiscono i precetti della legge naturale). La tesi è che la “naturalezza” della legge naturale non faccia riferimento all'idea biologica o zoologica, e ovviamente men che mai fisica, della natura (perché in una natura intesa in tal senso si trovano svariati controesempi pronti a smentire ciò che Buttiglione ritiene naturale). La natura, invece, si definirebbe fenomenologicamente, cioè sarebbe ciò che fa sì che un qualcosa è quello che esso è: le proprietà e le relazioni che, se non le avesse, non potrebbe essere quel qualcosa determinato e singolare che esso è; in altre parole, la sua essenza. Se siamo in grado di determinare l'essenza di un qualcosa, ne conclude Buttiglione, abbiamo anche un criterio, a quel qualcosa “connaturato”, per decidere il giusto relativamente ad esso, perché “La sanzione alla norma del diritto naturale è immanente: se la norma non viene osservata la società va in rovina”.
Ora, la fenomenologia, quella di Husserl (che ne è stato il padre, concependola al di fuori dal matrimonio filosofico, iniziando a riflettere dopo un dottorato in matematica... vabbè!) dice che un qualche metodo per afferrare questa essenza ce l'abbiamo: partiamo dall'esperienza in cui un qualcosa ci si dà, ci limitiamo a considerare solo ciò che realmente ci si dà in questa esperienza (facciamo cioè epoché, evitando di usare nella nostra descrizione dell'esperienza ciò che in verità in essa non si dà, ma che noi gli attribuiamo in quanto ci deriva da una certa tradizione, educazione, vissuto biografico, etc.), variamo, attraverso la fantasia, le condizioni di questo darsi (immaginando se esso possa ancora darcisi o meno, variandone le condizioni d'esperienza) e scopriamo ciò che, se viene meno, fa sì che venga meno anche quel qualcosa che ci si dà: le sue caratteristiche essenziali appunto.
Sorvolo sul fatto che lo stesso Husserl non mancò di rendersi conto che un'essenza ottenuta in questo modo è condizionata dal fatto che il qualcosa di cui è essenza ci si dà, al fatto, cioè, che esso ci sia, e che tale fatto, lungi da essere un accadimento sul piano dell'essenza, è un accadimento sul piano della storia (e che dunque, l'essenza stessa è in qualche modo condizionata da una storicità che richiede un'analisi non semplicemente d'essenza, ma genetica, tesa alla “storia del senso”...)
Quello che mi interessa sottolineare è che pur ammettendo la pretesa del metodo fenomenologico di determinare l'essenza, e la sua derivata per la quale dall'essenza stessa si porrebbe il criterio “connaturato” della bontà/giustezza, Buttiglione, per dimostrare la sua tesi, fa cattiva fenomenologia.
Herr B. muove, per la sua derivazione fenomenologica dell'essenza/natura, da questa esperienza: “L'esperienza ci dice che il luogo elettivo per generare ed educare i bambini è la famiglia”. A parte la confusione fra la “generazione” e l'”educazione” che sono due fenomeni diversi e che dunque, per la fenomenologia, richiedono due analisi descrittive diverse: perché la fenomenologia li rispetta gli enti che descrive! E', come ebbe a dire Derrida, che un qualcosa ne capiva, “non violenta”. A parte, dicevo, questa “approssimazione di un concetto di classe”, come direbbe Husserl, e limitandomi alla sola “generazione”, faccio fatica a trovare l'esperienza che mi dice che il luogo elettivo per generare bambini e' la famiglia (ad un'affermazione come questa di Herr B. manca proprio quell'apoditticità dell'evidenza che, secondo Husserl, è il punto di partenza dell'indagine fenomenologica). E faccio fatica perché, se rimango fedele al metodo col quale secondo la fenomenologia devo derivare l'essenza, il concetto di famiglia deve essere sottoposto ad epoché! L'evidenza dell'esperienza, quella di cui parla la fenomenologia (l'atto in cui qualcosa mi si dà, descritto in modo tale che io metta fra parentesi – non usi nella descrizione - ciò che io già so su quel qualcosa, perché mi è stato insegnato, perché l'ho vissuto, appreso, etc.), mi dice che per generare bambini ci vuole una qualche forma di atto sessuale, mediato o non mediato da delle tecniche, fra un uomo e una donna. Non mi dice nulla sui rapporti che devono intercorrere fra uomini e donne, sui motivi per i quali decidono questo atto, sul fatto che lo compiano “di fatto”, incontrandosi, o che lo medino ricorrendo a tecniche, non incontrandosi neppure, su chi loro amino, su cosa considerino essere la loro “famiglia”, etc. Fenomenologicamente l'evidenza dalla quale partire è: ci vuole un uomo e una donna per generare. Punto. L'evidenza fenomenologica non mi dice null'altro. Che poi magari questo uomo ami un altro uomo (o questa donna un'altra donna), tutto ciò non è in alcuna misura contro l'essenza, fenomenologicamente intesa, della generazione.
Quindi, l'idea di Buttiglione secondo la quale l'“incontro” fra un uomo è una donna - di qualunque tipo, motivato da qualsiasi cosa - essenziale alla generazione sia la famiglia, non ha alcuna evidenza fenomenologica! Buttiglione interpreta l'incontro uomo-donna essenziale alla generazione come famiglia perché, invece di lasciare che i fenomeni parlino da sé (come vuole la fenomenologia), li descrive usando strumenti concettuali che derivano da una tradizione (la sua), per la quale questo incontro coincide con la famiglia (che oltretutto non è detto che, fenomenologicamente, coincida con la vita in comune di un uomo una donna! La domanda sull'essenza, fenomenologica, della famiglia è omessa da Buttiglione, non sia mai si scoprisse che è un'unione, per essenza, fondata su quell'affettività chiamata amore che, per essenza fenomenologica, in base all'evidenza con la quale si dà nell'esperienza, non ha una relazione di genere privilegiata).
L'essenza fenomenologica (la “natura”) delle generazione, quindi, non ha nulla a che fare con la famiglia (men che meno quella dell'educazione). Tra famiglia e generazione non c'è una rapporto d'essenza, per come l'essenza è intesa dalla fenomenologia. Non c'è, detto altrimenti, quel tipo di rapporto che esiste, ad esempio, fra colori e superfici: non posso immaginare un colore che non si dia su una qualche superficie (porzione di spazio), posso immaginare una generazione che non si dà con una famiglia. Il rapporto fra colore e superficie è un rapporto essenziale, quello fra generazione e famiglia no! La “natura” del colore lo lega, secondo un'evidenza fenomenologica, alla superficie, la “natura” della generazione non lo lega necessariamente alla famiglia! Ne consegue che nessun criterio di giustezza e bontà lega l'esistenza della famiglia a quella della generazione.
Non solo, ne consegue ben altro. Se, come dice lo stesso Buttiglione, “è evidente che se non nascono bambini una società è destinata a morire”, allora la società dovrebbe, per una norma ad essa “connaturata”, favorire la generazione. E, quindi, mettere a disposizione tutti i mezzi affinché la generazione possa avere luogo: compresi quelli che la legge sulla procreazione assistita in Italia nega perché, ad esempio, utilizzati al di fuori del matrimonio fra un uomo e una donna. Infatti, citando proprio Herr B. “La sanzione alla norma del diritto naturale è immanente: se la norma non viene osservata la società va in rovina”. La nostra, legando generazione a famiglia e famiglia a matrimonio va proprio in questa direzione.
20 Comments:
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Ma domani lo rileggo tutto!!!
L'unico appunto prematuro: Almeno Buttiglione argomenta filosoficamente le sue tesi e la sua fede. Mastella non è invece neppure in grado di argomentare alcunchè, visto che nella testa ha solo segatura!!
Inoltre mentre Buttiglione ascolta chi la pensa diversamente, Mastella di fronte alla sua impossibilità di controbattere scappa a braccetto con la sua ignoranza!!!
eccomi quà;
sapevatelo !
finalmente dotato di una nuova console mutante specificatamente figlia delle depravate sperimentazioni di arpino "kernelstein" shelley;
_devo solo scoprire come si fanno le parentesi quadre _ e poi tutto il resto...
@maschinehaus
finalmente un post di spessore veramente specifici;
-voglio sperticarmi per la magnifica chiarezza-
@specifici party
una splendida giornata
un ringraziamento specifici a tutti i digeis ---- al cubo per jemb, buganto e relative connessioni;
Albert Finney
si presenta: una di passaggio nel blog... scusate l'intrusione
;D
ma vi sembra?
sempre della serie violenza ingiustificata nel paese delle meraviglie, venerdì c'ero e l'aria era amara, very very bitter_
al party con carola no, non so come sia 'ndato
chi sei, oh tu che stavi accanto a me, nello specifico? ;-D
kissessssss
:)