Lydia Lunch "forever sick with desire"
Lydia Lunch ha lacerato la platea per lo più compassata della palestra ex gil durante uno dei tanti mal riusciti eventi che time zones porta a bari per un pubblico annoiato e impreparato, costretto ad accomodarsi ordinatamente su sedie di plastica.
Kimono rosso lucido con dragone, profondamente scollato e allacciato appena sotto il seno, indossato su babbucce a punta all’insù a svelare una pelle bianchissima e una caviglia forte e fittamente tatuata.
Il Naked Lunch offerto dalla chanteuse americana prevedeva un’apertura e chiusura all american, affidata ai doors di “I’M SPY” e di “THE END”, preludio ed epilogo alla veemente protesta antiamericana che ha percorso tutto il concerto con l’acme raggiunto dagli spoken words, IN OUR TIME OF DYING e WOMEN AND CHILDREN FIRST.

"war is an orgy of blood and guts masterminded by testosterone-filled dirty old men who... get off on raping the entire fucking planet."

Strali politicamente scorretti contro il regime politico instaurato da bush e il fascismo americano inteso quale categoria trasversale che permea la società statunitense. La violenza subita dalla Lunch, esperienza autobiografica di cui i suoi testi sono da sempre le cicatrici ostentate, diviene brutale spunto per parlare dei quarti umani disseminati sulla superificie della terra, massacri impuniti ai danni di donne e bambini prima di tutto, perpetrati ad opera di uomini il cui fascino per il conflitto e per il sangue deriverebbe da:

"It's menstrual envy. (...) If men bled more, maybe they wouldn't have such incredible blood lust. Did you ever notice a woman has never started a world war?"

Feminazi? Senza dubbio no, la stessa Lunch dichara di non essere una man-hater:

"My cry has been pity for men. (...) As a man, if you walk down the street and smile at a guy, you'll get punched in the face. The only way men can communicate with each other is violence."

Come da sempre, Lydia Lunch ricerca la provocazione e la insinua in ogni dove, contro ogni forma subdola o sfacciata violenza:

"We have all been victimized at some point because of our gender, race, age, socio-economic status, and religion or lack thereof. (...) Born in blood and battered into breathing, life begins with brutality and baptizes with violence".

Il suo universo stratificato per iconografie tratte dall’hard-dark, dal porno, dal gothic è affogato in un rosso vino/sangue nauseante, volto a dar voce al dilemma di chi, come lei stessa ha esperito, si consuma nell’essere sick with desire.
La sua performance di ieri doveva sedurre e mi ha sedotto, la sua corporeità luciferina e massaia, dai contorni soft-porno punk, a tratti, mi ha condotto in un luogo paranoico e viscerale, dal quale sono uscita ridacchiando quando, sull’ultimo verso tratto da THE END, citando più charles manson che non jim morrison, ha sussurrato: "I have come to kill you", per poi suggerire di avere più cura di noi stessi.
Ma lì il pubblico s’era già alzato per andar via. Forse sarà stato l’inglese, forse la presenza di una donna che negava lo stereotipo della seduzione proprio in virtù del vezzo di quelle antiestetiche scarpine che come uno sprone avrebbero pungolato il fianco di ogni astante, forse, o forse il pubblico barese non sa proprio emozionarsi.

2 Comments:

  1. Anonym said...
    una paranoia!!! IO HO PAGATO 15 EURO PER FARMI FARE LE PARANOIE!!!!
    per favore, almeno il sabato non mi fate pesare il fatto che il cervello non serve solo a creare spazio fra le sopracciglia e l'attaccatura dei miei pettinatizzimi capelli. e poi quella tizia è proprio cozza. e poi il tizio con cui sono venuta manco ha fatto la parte di pagarmi il biglietto. inutile push up (altri 15 euro buttati)!!!
    labberrata
    Anonym said...
    scusu, ma in che lingua parlate voi ggiovani?
    labc

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