Sui giornali oggi gira questa lettera aperta di Francesco Lopez della OZFILM. Per chi non l'avesse letta ve la riposto così com'è :

Gentile Sindaco e gentile Assessore alla Cultura della città di Bari,
vorrei raccontarvi una storia:

Quando Benedetto Petrone lottava insieme ad altri suoi compagni della città vecchia per dare alla sua gente e alla sua generazione un’opportunità, aveva subodorato, inconsapevolmente, che la stessa ricerca di quelle opportunità significava sconvolgere un’epoca. Era poco prima del 1977 e verso la barivecchia era in atto il secondo grande tentativo di sfollamento per farne, quelo che sarà chiamto dopo, il borgo antico.

Quel ragazzo della città vecchia non era un intellettuale, un eroe, né un leader
Era protagonista della sua epoca e meravigliandosi di quei nuovi processi mentali che lo stavano possedendo, metteva in discussione il suo status, le sue regole, dandosi così un’opportunità.

Se qualcosa è stato negato a quella generazione, è stato negato anche a noi, perché la nostra libertà oggi, le opportunità che noi abbiamo, sono il risultato anche di quelle lotte, di quei avvenimenti.

A Petrone è stato negato tutto in una sola notte, in Piazza Prefettura, al centro della città, in un nero lunedì. Gli è stato negato il diritto di sbagliare, di migliorare, di meravigliare e di meravigliarsi, di portare a termine, fino in fondo, la propria vita. Gli è stato negato tutto questo con una sola coltellata, ma lo stesso è accaduto al suo omicida, Pino Piccolo, un altro giovane, fascista. A lui è stata negata quell’oscura solidarietà che prima lo aveva esonerato dalla giustizia, con una lunga latitanza in Germania, ma che dopo, all’arresto, abbandonato da tutti, lo ha precipitato in quella solitudine da condannato che lo porterà al suicidio.

E’ la storia di due personaggi, di una generazione, che racconta di una città intera, e non una città qualsiasi.

Bari è la città che negli anni ’70 non ha conosciuto il terrorismo, pur avendo primati nazionali dalla rivolta degli edili alle lotte studentesche, pur essendo la città dove si è formato Moro; da dove è nata la scuola di Tatarella, ecc.

Due anni fa ci fu garantito, con grande entusiasmo, il vostro pieno sostegno per la realizzazione di un documentario sulla storia di questa città tra il 1962 e il 1977 e su Benedetto Petrone, ma ad oggi nulla è accaduto. Ogni anno abbiamo atteso e ad ogni bilancio ci è stato chiesto di aspettare quello successivo.

Clima da ’73. come quando le domande dei figli apparivano una cosa estranea; quando la strada del conflitto era mascherata da quella delle opportunità. Oggi, a meno di due mesi dal trentennale della morte di Benny, la stessa città di Bari non garantisce l’opportunità di raccontare la sua storia attraverso la vicenda di Petrone e di Piccolo.

Non è certo compito di finanziatori privati questo, di singoli produttori, non lo è perché la memoria non è commercializzabile. Ed oggi, tutto questo cambiamento mi appare come acqua nebulizzata da splendide pompe su un lustroso lungomare da antichi fasti.

E allora qualcuno investe le proprie energie, le proprie cartucce, in un lavoro che, grazie a Regione e Provincia, fino ad ora è andato avanti. Investe nel dovere morale di chi fino ad ora ha partecipato, ma aspetta i rinforzi invano e si trova solo in quella piazza, di notte, con uno squadrone di problemi incappucciati di fronte; così fu per Petrone.

Viene negata l’occasione di realizzare un documento sugli anni ’70 a Bari. E’ negato il confronto con una generazione che possa, finalmente, raccontare senza nostalgie, ciò che non ha raccontato ai propri figli, affabulando sui propri errori, tramandando intuizioni, parlando dei limiti e delle chiavi di lettura da applicare. Viene negato il tentativo di comunicare la possibilità che una ricerca di opportunità possa esistere.

Viene negato l’indispensabile supporto finanziario per una ricerca storica, per la ricostruzione di un racconto, per l’acquisizione dei diritti d’immagine di un repertorio che forse- ad oggi - non interessa più a nessuno rispolverare.

Petrone, giovane barese, barivecchiano, sognava non solo un mondo migliore ma che la propria vita fosse migliore. E non è stato così.

Noi sogniamo tante cose, ma soprattutto di avere le opportunità di raccontare.

Memoria di una generazione uscirà probabilmente nella primavera del 2008, se il nostro lavoro ed il rigore morale di tutti noi, insieme ad altri sostenitori, ce ne daranno l’opportunità.

La città, il prossimo 28 novembre, trentennale della morte di Benedetto Petrone, potrebbe perdere la sua di opportunità.



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