Millantato credito













Qualche tempo fa il mio blog del cuore (lablog escluso!) tentò un simpatico esperimento: un post (http://www.daveblog.net/2005/05/04/millantato_credito.html)
in cui ciascuno era incoraggiato a commentare con un nome diverso da quello abituale. Ne venne fuori un incredibilmente armonico accumulo di citazioni, sfottò ed involontarie riflessioni semiserie sull'identità dentro e fuori dalla rete... fra godot, g.w. bush e costantino c'è persino un pericoloso, sovversivo estremista che si firma nichi e che ha tutta la mia stima virtuale.
Probabilmente il gioco si rivelò un successo per due motivi: in primo luogo il blog in questione aveva (ed ha tuttora, eh!) alle spalle una comunità fedele ed ironica, con un bagaglio di conoscenze e rimandi comuni tali da permettere anche un'indebita appropriazione dei nick altrui; in secondo luogo l'esperimento era limitato ad uno spazio preciso. E solo a quello.
L'identità in rete può essere fluida e multipla (quasi) quanto vogliamo, ma bisogna ammettere che un lab_blog giovane ed inesperto come questo ha già seri problemi di schizofrenia sul groppone.
Difendo la scelta di non firmarsi, difendo il sacrosanto diritto di restare semi-anonimi o di scegliere un nick a seconda del contesto, difendo infine la scelta di farsi scudo con un nippo o gesuitico pseudonimo per polemizzare in termini più o meno significativi, ma quanto si perde in termini di comprensibilità e possibilità di comunicare?
Ai post(atori) l'ardua sentenza...

34 Comments:

  1. franz said...
    questione molto affascinante.... provo a dire due cose velocemente.
    Non credo che la possibilità e l'abitudine - che in questo blog è costante - di cambiare nick in base al momento, al contesto, al post, etc. infici in qualche modo la comprensibilità e la possibilità di comunicare.
    Anzi, i nick inventati sul momento fungono da paratesto rispetto al commento che si scrive e spesso sono una guida per capirne il senso più profondo; e anche per capire il non-detto (emozioni, stati d'animo, riferimenti ad un sapere condiviso, etc.) che altrimenti resterbbe al di quà della tastiera.
    Del resto, è vero che i nick online garantiscono l'anonimato, ma in quanto nomi propri sono dei segni, e come insegna Barthes, i nomi propri hanno 3 poteri: designano un solo referente (essenzializzazione); evocano l'essenza rinchiusa in un nome (citazione, ancora lei....); e infine sono come i ricordi a cui si può dar la stura (esplorazione).
    Insomma, a me sembra che giocare a nominarsi ogni volta in un modo nuovo arricchisca la comunicazione e introduca nuovi significati (non voglio aprire, però, la annosa questione su nomi propri e significato...).
    Il fatto che i blog spesso siano un po' criptici ("ma tranquilli". cfr. www.nellinguaggio.splinder.com) non dipende dalle identità multiple dei e delle bloggarol*, ma dal fatto che la rete delle relazioni offline fa sì che spesso i commenti divengano delle conversazioni private che fanno riferimento ad un vissuto condiviso da poch*.
    Lode alla molteplicità.
    "Meglio cyborg che Dea" (per continuare a citare)......
    franz said...
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    _effe_ said...
    infatti franz, credo che il punto sia proprio quello del sapere condiviso. solo che un conto è il 'lessico famigliare' (reduce, reduce!) che si costruisce anche al di fuori di questo spazio in rete ed altro è la nickpoiesi interna al blog. certo, la tentazione di ricollegare continuamente i due poli è inevitabile, ma chi approda da queste parti senza avere idea di chi ci sia a smanettare sulle tastiere più o meno vicine fa molta più fatica ad inserirsi.
    lo ha scritto max in un commento nel post precedente, lo hanno fatto presente anche altr*...
    fra i frequentatori (uff, va senza stellina?!) di un blog una qualche forma di confidenza reciproca è fondamentale, ma perchè questo avvenga è necessario lasciare che si depositino gradualmente impressioni, simpatie, affinità elettive o solenni antipatie. il mio dubbio è solo: ma non staremo correndo un pò troppo?
    e poi, di seguito: sto miagolando nel buio? me ne vado a dentoni nel buio? io cerco una risposta ma non la devo cercare fuori...
    _effe_ aka ourobouro, un problematico serpente che si morde la coda...
    franz said...
    sono d'accordo sul fatto che sia difficile inserirsi in un blog di tipo "intimista". ma questo non dipende dalla molteplicità delle identità, quanto dai contenuti. Fra l'altro, non sono tanto d'accordo sul fatto che sia necessario sempre e comuqnue sapere chi c'è al di là della tastiera. Es.: tutto sommato, nell'universo online, a me non interessa sapere chi sia padrekessel. Nell'universo offline, invece, muoio di curiosità. Ma riesco a dialogare con lui o con lei pur non conoscendone l'identità fisica. Non cambia la mia impressione e la voglia che ho di accodarmi a mr big e di dirgli o dirle vaff*****o.
    Inoltre, dopo un po' di passaggi su uno stesso blog, si comincia a riconoscere lo stile ed è inevitabile ricollegare un nick ad un altro. Cioè, quello che può avere un senso, al limite, è ricostruire l'identità molteplice di una personalità virtuale, piuttosto che sapere come questo nick sia resgistrat* all'anagrafe.
    Insomma, max e altri si sentono spersi, secondo me, perchè non riescono a seguire ciò di cui si parla e non chi sta parlando
    Anonym said...
    io credo che il gioco proposto da effe sia fighissimo ma probabilmente troppo elettivo.
    forse il blog cui lei fa riferimento e' a "tiratura" nazionale,nel senso che i partecipanti magari nella vita offline non si conoscono o perlomeno non escono quotidianamente insieme.
    anche altri utenti hanno in diverse occasioni manifestato una certa soggezione nel commentare, per l'obiettiva sensazione di non-appartenenza.
    sinceramente non mi va di forzarmi ad adottare uno stile piu' "aperto".
    ma potremmo ovviare a questo inconveniente proprio essendo meno rigidi con i nostri nick ma fedeli al nostro senso d'umorismo che li contagierebbe.
    per quanto riguarda il gioco millantatore,ho intravisto nel blog citato da effe
    un cappello in cui si esplicita:
    "TUTTI sanno che i nick che leggono non corrispondono ASSOLUTAMENTE a realtà,".
    nel senso essendo un gioco
    dobbiamo TUTTI aver presente quali siano le regole e divertirci ad armi pari.
    del tipo che non vale camuffarsi con nick altrui,ma solo nomi improbabili e conosciuti da tutti(persone pseudo-famose).

    ma allora non stiamo gia' giocando dal primo post?

    (lbrx)
    franz said...
    ....e nel frattempo si sono raddoppiati i link.... pecché? o solo io li vedo doppi?
    Anonym said...
    io con te non voglio giocare perche' non vinco mai.
    6 il solito prepotente.
    sgrunt.
    Anonym said...
    ho saputo ke da queste parti
    si mangiano i bambini...
    Anonym said...
    ma almeno cosi' non rischio di essere precario
    Anonym said...
    PORCO!
    Anonym said...
    chi mi ha chiamato?
    oink
    Anonym said...
    per riprendere il discorso dell'unica persona seria che ha commentato finora :D l'identità molteplice che è possibile ricostruire dai vari frammenti bloggaroli di solito si costituisce più o meno alla pari fra gli 'utenti' di fronte ad una personalità virtuale che è il/la tenutari* del blog. il fatto che il processo sia lento e graduale permette anche a chi arriva più tardi di inserirsi in una rete relativamente morbida di conoscenza e connessioni reciproche.
    probabilmente un blog collettivo ha invece da questo punto di vista delle dinamiche accelerate, se non esasperate, dal nesso che fin dal principio lega i suoi 'contributors'. ciò non significa che si debba fare outing (poi dipende, è una libera scelta ;P) o impegnarsi nel cambiare il tiro, non intendevo assolutamente proporre questo. solo rifletterci su... ed omaggiare daveblog che resta un'istituzione.
    veramente labrax non volevo neanche proporre il giochino (bellissimo), ma già che ci siamo sappi che il primo post è molto offeso. oh!
    Anonym said...
    passo il timone a quelli di lab080
    Anonym said...
    in che mani sono capitato?
    franz said...
    riprendo questione nomi propri virtuali.

    Case study: padre kessel.
    La molteplicità di padre kessel fa riflettere su un'altra questione: l'unicità del referente del nome proprio. Con buona pace di Mill (e di Frege e di Kripke e di Russell e di Wittgenstein), il nome "padre kessel", connota, ma non denota..... ovvero, non ha un referente unico, ma ha sicuramente un significato......
    Anonym said...
    possibile che con tutti i nostri potenti mezzi non riusciamo a capire l'origine o perlomeno l'allusione di padrekessel...
    caro amico aggiornaci sulle tue ricerche,
    confido nel tuo acume!
    franz said...
    no fuffi : (
    Anonym said...
    uffi :(
    Anonym said...
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    Anonym said...
    non l'ho detto io...
    fuori il traino!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Anonym said...
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    _effe_ said...
    la filologa gelida propone un'interpretazione della padrekesselaggine nel post più paura atto III. comunque per me padrekessel sta diventando quasi un caro amico...
    maschinehaus said...
    @labrax: il falso labrax non c'è più neppure qui
    franz said...
    e che sei? il terminator dei fake?
    franz said...
    a proposito, i fake di padre kessel dilagano anche su altri blog, cfr. camereseparate
    maschinehaus said...
    @franz: sono solo l'umile servitore di messer labrax... webBuster
    _effe_ said...
    ma saranno fake?
    Anonym said...
    ma saranno effe?
    Anonym said...
    fake effe?
    Anonym said...
    e io che sono, lo scemo del villaggio?
    franz said...
    :)))))
    Anonym said...
    se volemo bene
    franz said...
    almeno su questo post. Di là (cioè in quello prima) si tira di scherma.....
    _effe_ said...
    padrekessel ha il dono della metafora. col botto.

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